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La spinta verso un cambiamento epocale sulle tematiche ambientali è sotto gli occhi di tutti.

Le manifestazioni e le prese di posizioni nette di Stati sono la dimostrazione tangibile di come tutti, o quasi, abbiano compreso pienamente l’urgenza con cui bisogna mettere in atto una rivoluzione per la sopravvivenza del Pianeta.

Anche le grandi multinazionali stanno cambiando i loro paradigmi produttivi, puntando tutto sulla produzione ecosostenibile e sull’utilizzo di energie rinnovabili a basso impatto ambientale. In occasione del Climate Action Summit organizzato dall’Onu la scorsa settimana, infatti, aziende provenienti da diversi settori hanno preso l’impegno di mobilitarsi concretamente contro l’effetto serra e per la sostenibilità.

Per quanto riguarda l’industria dell’Hi-Tech, Google ha annunciato di aver messo in atto “il più grande acquisto aziendale di energia rinnovabile della storia”, che tradotto in numeri significa 1.600 megawatt di contratti per l’energia eolica e solare per un valore di 2 miliardi, spendibili per la creazione di nuove infrastrutture in giro per il mondo. Tale investimento porterà la quota di energia rinnovabile utilizzata da Google a un +40% per un totale di 7 miliardi.

 

Il re dell’e-commerce, Jeff Bezos ha dichiarato che Amazon si sta organizzando per strutturare il servizio di consegna attraverso l’acquisto di 100 mila unita di veicoli elettrici. Uno studio del colosso dello Shopping online ha ammesso che nel solo 2018 l’azienda ha prodotto circa 44,4 milioni di tonnellate di anidride carbonica e per questo, si è imposta come obiettivo l’utilizzo di energie rinnovabili per l’80% del suo fabbisogno entro il 2024 e il 100% entro il 2030, oltre alla donazione di 100 milioni di dollari per la riforestazione.

La spinta al cambiamento ha riguardato anche Ingka Group, la holding che detiene gran parte dei negozi IKEA, la nota azienda di mobili svedese, la quale si è impegnata entro il 2020 a raggiungere l’equilibrio tra produzione di energia rinnovabile e consumo. Per questo ha investito miliardi di dollari in impianti fotovoltaici e eolici.

Anche nel settore automotive, la crescente sensibilità alle tematiche ambientali sta prendendo il sopravvento nei cicli produttivi: quattro colossi come Honda, Ford, Bmw e Volkswagen hanno firmato un accordo che le impegna a ridurre le emissioni del 30% entro il 2026.

Banche e Assicurazioni non restano escluse dalla rivoluzione verde. Le prime con l’istituzione della Carta sulle pratiche responsabili, le seconde hanno lanciato un appello firmato da un alleanza di grandi gestori con asset per 35 miliardi in cui si chiede alle aziende e ai governi massima urgenza per il cambiamento.

 

La spinta maggiore per questa rivoluzione non scaturisce unicamente dalla rinnovata sensibilità di dirigenti o CEO delle grandi aziende ma, soprattutto, per le pressioni da parte degli stakeholders e dei dipendenti che hanno palesato tutte le loro preoccupazioni per il futuro.

Inoltre, le multinazionali non vogliono farsi trovare impreparate al momento dell’introduzione più che prevedibile di nuove regole e riforme basate su principi di sostenibilità e, per questo, vogliono essere in grado di pianificare con tempo le migliori strategie e investimenti sulla base di questi nuovi scenari.

Ne va della salute del nostro pianeta, e della sopravvivenza delle nostre aziende.

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