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Quando parliamo di cambiamenti climatici e surriscaldamento globale, vediamo spesso scorrere immagini dei blocchi di ghiaccio che si staccano dai Poli e degli eventi catastrofici che la Terra sta subendo sempre più frequentemente. Ma, dati alla mano, quanto stiamo “perdendo” in termini ambientali?

Uno studio intergovernativo sul clima condotto dagli scienziati dell’IPCC delle Nazioni Unite, ha evidenziato nel concreto lo stato attuale degli oceani e delle calotte di ghiaccio, attraverso 7000 ricerche e relative conclusioni.

Ciò che emerge dai risultati è che lo scioglimento dei ghiacci e conseguente innalzamento degli oceani negli anni si sta facendo sempre più rapido e inesorabile. Le ragioni sono riconducibili al fatto che le temperature degli Oceani sono in continuo aumento in quanto le masse d’acqua hanno assorbito il 90% aggiuntivo del calore prodotto dall’azione dell’uomo. Uno studio precedente, sempre pubblicato dall’IPCC, stimava che entro la fine del secolo la temperatura media terrestre sarebbe salita di 1.5 gradi.

 

Oceani più caldi si traducono in espansione delle acque e innalzamento dei mari, aggravati anche, come dicevamo, dallo scioglimento dei ghiacci del Polo Sud e della Groenlandia. Entro il 2100, è stato stimato un innalzamento di 1,1 metri della superficie acquea con tutte le conseguenze del caso, specialmente per le popolazioni presenti sulle coste che saranno costrette a lasciare quelle zone e migrare in altre terre con i connessi problemi di ricollocazione, senza contare l’aumento di fenomeni atmosferici catastrofici come uragani o tifoni che complicheranno ulteriormente la situazione dell’agricoltura mondiale.

Per quel che riguarda la situazione dei ghiacci, il rapporto IPCC ha evidenziato che nel periodo che va dal 2006 al 2016 lo scioglimento è triplicato rispetto ai 10 anni precedenti. Ma l’allarme non riguarda solo l’Antartide e le zone circostanti il circolo polare artico. Infatti, come emerge dallo studio, la perdita di ghiaccio riguarderà anche le zone in cui sono presenti grandi catene montuose e ghiacciai perenni. Secondo gli studiosi entro la fine del secolo i rilievi montuosi presenti nei vari Continenti vedranno una riduzione drastica di presenza di ghiaccio. In particolare le Alpi Europee, le Ande e i massicci dell’Asia settentrionale perderanno fino all’80% delle loro riserve di ghiaccio a causa dell’anidride carbonica in eccesso prodotta dall’uomo, mettendo in seria difficoltà la vita di milioni di persone nell’approvvigionamento dell’acqua.

Anche per le zone caratterizzate da un suolo perennemente ghiacciato, chiamato permafrost, sono costantemente a rischio a causa dei cambiamenti climatici. Luoghi come la Siberia e il Canada settentrionale, infatti, potranno vedere il loro permafrost ridursi fino al 70% con conseguente rilascio di enormi quantità di CO2 e metano nell’atmosfera.

 

Le soluzioni per fermare tutti questi fenomeni, che sembrano ormai inarrestabili, esiste.

Secondo lo studio dell’IPCC bisogno frenare senza più indugi quello che è considerato il fattore determinante ai cambiamenti che quotidianamente mettono in allarme la nostra vita e quella del pianeta: l’emissione di anidride carbonica. E’ necessaria, infatti, entro il 2030 una riduzione drastica del 45% rispetto ai livelli attuali, in modo da poter gestire con maggiore calma e incisività le problematiche climatiche che non possono più essere sottovalutate o addirittura ignorate.

Il cambiamento è difficile e graduale, dobbiamo fare qualcosa di più. In questo senso le manifestazioni di piazza e le promesse fatte dalle multinazionali e dagli Stati mondiali tengono accesa la speranza. Ma è finito il tempo delle parole, bisogna agire uniti da una coscienza comune che ci possa far capire, una volta per tutte, che con i paradigmi del passato e lo status quo che ci ha portati in questa situazione, non si va più da nessuna parte.

Bisogna avere il coraggio di cambiare e, soprattutto, la consapevolezza che il tempo sta scadendo per noi. Per tutti.

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